Quale visto fare, come muoversi, quanto costa mangiare: dopo il mio mesetto nell’isola degli dei, vi spiego cosa dovete sapere prima di andare a Bali
Ciao a tutte fanciulle, eccomi col primo articolo dedicato al mio viaggio indonesiano (qui trovate le tappe). Avevo bisogno del Viaggione, quello con la V che non facevo da troppo tempo, in cui stacco completamente la spina in un altro continente. Mi mancava tantissimo il mio Sud-Est asiatico, in cui sono stata molte volte in passato. Così ho trascorso un mesetto a Bali, esclusa la parentesi di relax paradisiaco nella vicina isoletta di Gili Air.
Detto questo, ho messo insieme un bel po’ di info che spero vi siano utili per organizzare il vostro viaggio balinese. Allora, siete pronte per andare a Oriente?
Visto di ingresso
Prima di partire consultate SEMPRE il sito Viaggiaresicuri.it, un servizio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Trovate tutte le informazioni sul Paese che volete visitare. Sono stata in Indonesia meno di 30 giorni in modo da poter fare il “visa on arrival” (VOA). Viene erogato al momento dell’arrivo in aeroporto. Quello di Bali (Ngurah Rai a Denpasar) è nella lista degli aeroporti indonesiani che lo erogano (era sul sito imigrasi.go.id ma il link non è più attivo). Ho pagato 500.000 rupie (circa 30 euro al cambio attuale), più la commissione per la carta di credito.
Per tutti gli altri tipi di visto bisogna fare la richiesta prima di partire, all’ambasciata di Roma o su questo sito.
Aggiornamento 2024: dal 14 febbraio (stile buon San Valentino) tutti i viaggiatori internazionali in arrivo a Bali hanno l’obbligo pagare 150.000 rupie a persona. Il pagamento deve essere fatto prima dell’arrivo su questo sito.
Quando NON andare
Il momento da evitare è la stagione delle piogge che va orientativamente da novembre a marzo. Ho fatto spesso questa domanda ai “locals”, e tutti dicevano che col cambiamento climatico in atto, certezze non ce ne sono. È capitato negli ultimi tempi piovesse più nella stagione secca. Ma tenete come punto di riferimento i mesi che vi ho detto.
Il periodo più caldo in genere è quello in cui ho viaggiato io, tra settembre e ottobre, con temperature intorno ai 30 gradi. Ma a parte qualche giornata impegnativa per un’umidità molto forte, ho sempre trovato una piacevole brezza. E anche se non pioveva, la campagna era sempre verdissima.
Compagnia aerea e altre dritte
Ho viaggiato con Qatar Airways, la più economica fra le più affidabili. Ed è andato tutto benissimo. Preferisco evitare compagnie mezze sconosciute anche se costano meno. Altri nomi da tenere presente sono Emirates e Singapore Airlines, con cui ho volato in passato. Il viaggio è bello lungo: ho volato da Milano Malpensa a Doha, in Qatar, e da lì a Bali per un totale di 15 ore. A grandi linee, 5 ore per la prima tratta, 10 per la seconda. Consiglio spassionato: prenotate il viaggio con un’unica compagnia, perché in caso perdiate il secondo volo per un ritardo, non correte il rischio di doverlo ricomprare.
Il deliro del traffico
Dopo la pandemia, Bali a livello turistico è letteralmente esplosa. La zona a sud di Bali, che va orientativamente dalla costa, con Kuta in prima linea, fino a Ubud nell’entroterra, è super turistica. Era piena di gente a settembre-ottobre, non oso immaginare a luglio-agosto. In giro c’è un’infinità di macchine e scooter, troppi per le strade dell’isola. I tempi di percorrenza possono essere lunghissimi. Per intenderci, la mattina c’è voluta quasi un’ora e mezza in taxi per fare la ventina di chilometri che separa l’aeroporto da Canggu.
Parte del problema è che le uniche due compagnie di bus (Kura-Kura Bus e Perama) collegano solo le località principali.
Da una località all’altra
Come detto si va in taxi, in genere con tariffe prestabilite. E costa parecchio contando che siamo nel Sud-Est asiatico. Viaggiando da sola per me è stato un limite, avrei visitato più posti se non avessi dovuto spendere così tanto. Per darvi un’idea: aeroporto – Canggu 350.000 rupie, Sidemen – Seminyak 450.000. Io mi sono quasi sempre affidata a un driver consigliato da un amico, in caso chiedetemi in privato e vi giro il contatto. Con lui si spende un po’ meno ma solo se vi muovete nella zona sud, dove abita, altrimenti non conviene. Potete anche chiedere nella struttura dove state, a Sidemen il proprietario era anche un driver.
Come muoversi
All’interno delle località più grandi un tempo c’erano i bemo, sorta di minibus locali, ma con l’aumento degli scooter sono quasi scomparsi. Anche qui ci si muove o in taxi (i più comuni sono della compagnia Blue Bird), altrimenti tutti si scaricano le app di Gojek o Grab (sia via scooter sia via macchina). Serve però una sim locale, io ne ho comprata una di Telkomcel, 24 giga per 200.000 rupie. Nelle località più turistiche, per strada sono loro direttamente che vi chiedono se volete un passaggio. Se volete visitare posti troppo sperduti nella campagna, mi hanno detto che per andare non c’è problema, ma al ritorno non è detto vengano.
Il discorso scooter
In generale, l’opzione più comoda per visitare Bali è noleggiare uno scooter. Potete andare a zonzo dove e quando vi pare fuori dai circuiti di massa. Io non lo so guidare, e Bali non è il posto adatto per imparare, sia per il traffico di certe zone sia per le strade dissestate. Ma avrei tanto voluto un scooter onestamente, perché mi sarei sentita molto più libera di muovermi! Contate che serve la patente internazionale. Attente alla polizia perché diverse persone mi hanno detto che capita si inventino multe a caso, anche con sei zeri. Una ragione in più per seguire con massima attenzione il codice della strada. Si guida a sinistra, sapevatelo.
Dormire nelle case tradizionali
A Bali c’è un’offerta smisurata di alloggi, dagli hotel di lusso agli ostelli. Potendo restare nel mio budget (la media è stata di 250.000 rupie a notte, 15 euro), ho sempre preferito le case tradizionali. Sono dei complessi in cui vivono diverse generazioni della famiglia proprietaria. Quando una donna si sposa infatti va a vivere nella casa della famiglia del marito. Si compone di diversi spazi abitativi (delle vere e proprie casette), di un giardino e di un piccolo tempio. Molte famiglie affittano alcuni spazi, e questo permette di vivere a stretto contatto con loro.
Dall’esterno spesso l’ingresso sembra quello di un tempio. Varcato il cancello, si entra in un piccolo mondo di pace balinese.
Prelevare cash
Cercate sempre di prelevare dagli sportelli annessi alle banche, perché il rischio clonazione della carta è praticamente nullo. Non tutti garantiscono il prelievo su circuiti internazionali, quindi non spaventatevi. In caso basta chiedere ai “locals” e vi consiglieranno dove andare.
Nelle località poco turistiche, può succedere non riusciate a prelevare nel raggio di chilometri (vedi Sidemen). Bali si sta attrezzando più o meno ovunque, ma capita spesso che nei ristoranti e nelle strutture più piccole accettino solo contanti, per cui portate con voi sempre un tot di cash per stare tranquille. Contate che con la carta può esserci una commissione dal 2 al 5%.
Cosa mangiare
A Bali si mangia davvero bene, e ci sono molte opzioni veggie perché cucinano in vari modi il tofu e il tempeh. Io non sono vegetariana, ma se posso evito carne e pesce.
Il piatto tradizionale per eccellenza è il “nasi goreng”, il riso fritto indonesiano accompagnato a verdure e uova, e a scelta carne o pesce. Bali è una grande produttrice di riso, e cucinato al vapore è sempre un accompagnamento. “Mie goreng” è invece la versione coi noodle.
In generale, Bali è più cara rispetto al resto del Sud-Est asiatico, ma mangiare costa poco. Andavo sempre nei “warung”, le trattorie locali, e mangiando veggie non ho mai speso più di 50.000 rupie a pasto (3 euro).
Una perla induista
L’Indonesia è il più grande Paese musulmano del mondo, ma Bali è l’eccezione induista. Non a caso è chiamata l’isola degli dei. Questa è anche una delle ragioni per cui ho scelto quest’isola, perché mi incuriosiva molto la sua spiritualità. E la si respira a ogni passo. Ovunque ci sono offerte per gli dei, e ogni giorno si vedono cerimonie sacre sia nei templi sia per strada, con adulti e bambini vestiti in abiti tradizionali.
I templi possono essere vietati ai turisti, a Ubud ad esempio per la vergognosa mancanza di rispetto di troppi influencer. Donne, sappiate che per visitare un tempio non dobbiamo avere il ciclo, perché la nostra energia è “poco governabile”.
La dolcezza dei balinesi
Sono stati i balinesi a rendere la mia esperienza indimenticabile. Hanno fatto davvero la differenza, sono speciali. In tutti i miei viaggi nel Sud-Est ho sempre incontrato persone estremamente gentili e accoglienti. Solo in Vietnam ho trovato un un approccio più “pratico”. Ma Bali è una cosa a sè. La cortesia quasi commovente, i sorrisi gentili e genuini dei suoi abitanti raggiungono l’apice. Anche nelle zone più turistiche, nonostante il delirio del traffico, appena parlavo con la gente percepivo la loro calma celestiale. Era quello che cercavo, la ragione per cui ho voluto tornare in questa parte di mondo. E come tanti anni fa, anche questa volta il Sud-Est mi ha curato.
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri