L’Alhambra mi ha incantata, ma questa fortezza araba è solo la ciliegina sulla torta: vi racconto cosa vedere a Granada per godervi appieno la città
Care viaggiatrici, ci eravamo lasciate a Siviglia, la prima tappa del mio viaggio in Andalusia che volevo fare da una vita. Ora vi porto in un’altra città che ho amato tantissimo, Granada. È stata l’ultima a essere riconquistata nel 1492 dai Re Cattolici dopo otto secoli di dominio islamico. E ancora oggi il suo mix culturale esercita un fascino immenso su di me. In questo angolo del profondo Sud della Spagna fra sole, arance, flamenco e sorrisi, mi sono sentita avvolta in un’atmosfera da “Le mille e una notte”.

Piccolo recap per chi si è persa l’articolo su Siviglia, che ovviamente vi consiglio. L’Andalusia si trova praticamente di fronte al Marocco, con un passato arabeggiante fatto di sultani e califfi. Durante il tragitto per Granada non ho letto o ascoltato nulla, ma mi sono fatta cullare dal paesaggio andaluso: distese infinite di ulivi, qualche centro abitato qua e là, un cielo azzurrissimo. La prima grande emozione è stata vedere le vette imbiancate della Sierra Nevada che si stagliava all’orizzonte. È un massiccio montuoso con cime che sfiorano i 3.500 metri, fra le più alte della Spagna.
Granada si trova proprio ai piedi della Sierra Nevada, dove confluiscono i fiumi Darro e Genil. Piano piano abbiamo cominciato a salire verso la città, che si trova a 700 metri di altezza. E mi ha accolta con una piacevolissima arietta che a febbraio sapeva quasi di montagna.

L’Albaicín
La meraviglia indiscussa di Granada è l’Alhambra, la famosa fortezza araba che mi avrebbe accompagnato per tutto il viaggio. Domina infatti la città sulla cima di una collina a quasi 800 metri. Ma Granada non è solo l’Alhambra, è molto di più. Per questo comincio descrivendovi i quartieri della città, in un su e giù continuo per le colline (ecco la mappa).
Cominciamo dall’Albaicín, il quartiere musulmano, un meraviglioso tesoro moresco che si fonde con l’architettura andalusa. I Mori in spagnolo sono gli invasori musulmani, che appunto dominarono la penisola iberica dal 711 al 1492. L’Albaicín è un dedalo di vicoli che si abbarbica sulla collina adiacente all’Alhambra, separata dal fiume Darro. Ed è la parte della città più visitata dai turisti, e anche quella che ho amato di più.

Potete addentrarvi nell’Albaicín passando per Plaza Nueva, dove tutto succede. Costruita nel 1500, ha ben chiari i tratti urbanistici cristiani se così si può dire. Ma noi ora ci infiliamo per i vicoli islamici del “barrio” (“barrio” vuol dire quartiere) passando per l’accesso storico di Puerta de Elvira, da cui comincia Calle Elvira. Qui si concentrano i negozi per i turisti, che vendono dai souvenir alle pashmine, dall’argenteria alle scarpe di pelle. Mi hanno ricordato molto i souk di Marrakech. E c’è un tripudio di ristoranti soprattutto marocchini, libanesi, israeliani.
Questa parte dell’Albaicín è una delle più turistiche, ma più salite su per la collina, meno turisti ci sono. Girovagate senza bussola per le stradine che si fanno via via più silenziose. Vi aspettano case dai muri bianchi, buganvillee, e le “cármenes“, le ville tipiche del quartiere: dietro muri candidi si scorgono i rami degli alberi custoditi nei giardini segreti.

Il Sacromonte
Ora vi porto in un’altra zona di Granada che ho amato molto, la collina del Sacromonte. Per scoprirla sono partita da Plaza Nueva, da cui poi inizia la Carrera del Darro, una via lunga e stretta nella valle del fiume.
Da qui sono salita su per la collina, e voltando a destra ho iniziato il Camino del Sacromonte. Piano piano ci si allontana dalla bolgia del centro, per strade tranquille con a fianco la valle del Darro e l’Alhambra. Su lato della collina ci sono piccole case bianche e le famose “cuevas”, le grotte un tempo abitate dai gitani, a un passo dai resti delle antiche mura cittadine del 1300. Qualcuno ancora ci vive, ma per il resto le “cuevas” oggi sono locali di flamenco, ristoranti e via dicendo. Qui ho il ricordo di un incontro che a mi ha fatto il viaggio, se volete sentirlo ve lo racconto nel podcast.

Il Realejo e la zona cattolica
Andiamo nel Realejo, il vecchio quartiere ebraico, una zona tranquilla con gli uccellini che cantano, perfetta per allontanarsi dalla folla perché non ci sono attrazioni turistiche. Si trova sul lato opposto dell’Alhambra rispetto all’Abaicín. Anche qui è un su e giù per le strade fra scalinate, bouganville e qualche murales. In ostello infatti me lo hanno descritto come il quartiere hipster.
Più ci si avvicina alla trafficata Calle Reyes Católicos, una delle grandi arterie della città, più le piccole viette si riempiono di ristoranti, locali e negozi. Attraversandola tornate nel centro storico, nella zona cattolica, se così vogliamo chiamarla andando per esclusione. C’è infatti la Cattedrale di Granada, e strade per lo shopping con le solite catene, ma anche l'”alcaicería”, il vecchio souk musulmano, perché Granada è un mix meraviglioso! Ci sono anche piazze molto amate piene di locali e ristoranti come Plaza de Bib-Rambla e Plaza de la Trinidad.

L’Alhambra
È arrivato il momento di portarvi finalmente nella meravigliosa Alhambra. È il coronamento dell’arte musulmana in Europa. Il suo nome deriva dal colore rossastro delle mura in argilla, “Al-Hamra” in arabo. Non solo è il simbolo di Granada e probabilmente il monumento più visitato della Spagna, ma è un tesoro del mondo intero. All’inizio ve l’ho descritta come una fortezza araba, ma è riduttivo. Con una superficie di oltre 100.000 metri quadri, l’Alhambra è una città nella città, un complesso di palazzi, edifici e giardini protetti da mura e torri. La sua costruzione iniziò nel 1200, e nei secoli fu centro politico e aristocratico musulmano, fortezza militare, palazzo reale cristiano. Venne ingrandita, abbellita, cadde in rovina, fu recuperata e ristrutturata fino a diventare un monumento nel 1870. Mille vite che l’hanno portata fino a oggi in tutto il suo splendore.

Dedicatele almeno mezza giornata, io ci ho passato 5 ore, dalle 10 alle 15, e sono andata fuori di testa. Come ho spiegato per Siviglia, sono arrivata in Andalusia impreparata sapendo solo a grandi linee quello che mi aspettava. Per questo all’Ahambra sono rimasta senza fiato. Le mura austere custodiscono bene il suo patrimonio da “Le mille e una notte”. Secondo me, visitarla è una delle dieci cose da fare nella vita.
Iniziate la vostra visita entrando da Puerta de la Justicia, uno degli ingressi principali. Le perle più preziose dell’Alhambra sono i Palacios Nazarĺes, ognuno col nome del sultano che lo ha fatto costruire. Vi aspettano cupole riccamente decorate, arabeschi, stucchi alle pareti che sembrano pizzi. Consigli pratici: prenotate con largo anticipo sul sito alhambra-patronato.es e ricordate che l’orario che fissate è quello per l’ingresso nei Palacios Nazarĺes, se non siete puntuali PERDETE LA VISITA.

Altra cosa bellissima è l’Alcazaba, l’area militare con funzione difensiva che è anche la più antica di tutta l’Alhambra. Include la Torre del Cubo, de la Vela, de las Armas, del Homenaje, la terrazza della Puerta de las Armas, il Jardín de los Adarves e le rovine del Barrio Castrense, dove abitavano i soldati del sultano. Godrete di una vista è a 360° su Granada: l’Albaicín da una parte, il Realejo e la Sierra Nevada dall’altra. Sono rimasta imbambolata per molto tempo. A questo si aggiungono i giardini spettacolari, con panchine in cui sedersi a godersi il sole (a febbraio dentro i palazzi si gelava).
Ultimo step, il Generalife. Si trova fuori dalle mura dell’Alhambra, ed era la residenza estiva dei sultani. Qui venivano a rilassarsi fra splendidi giardini e patii. Tutti intorno, i frutteti che rifornivano le cucine dell’Alhambra.

Il tramonto
L’appuntamento col tramonto è roba seria. Più che guardare il sole che cala a ovest, si ammira la luce che tinge di arancione l’Alhambra. Ci sono molti “mirador”, punti panoramici. Un ragazzo granadino mi ha detto che il suo preferito è quello della Iglesia de San Miguel al limitare dell’Albaicín. La salita non è impegnativa ma lunghetta, quando si arriva in alto però la vista che spazia sulla città e oltre ripaga in pieno.
Il “mirador” più famoso è quello di San Nicolás all’Albaicín, invaso dai turisti. Ma ci sono altri punti panoramici in cui stare più tranquilli. Basta andare poco più in là dove c’è la moschea. Io girando come una trottola ho trovato piccoli “mirador” sparsi per il “barrio”, ma non voglio rovinarvi il piacere della scoperta: girate l’angolo e puff, vi appare l’Alhambra. L’ultimo tramonto è uno dei ricordi più belli di tutto il viaggio andaluso.

CONSIGLI DI VIAGGIO
Come arrivare
Granada ha un aeroporto ma da Milano, la mia città, non era raggiungibile con un volo diretto. Sono atterrata a Siviglia, e dalla stazione dei bus in Plaza de Armas ho preso un pullman della compagnia Alsa, puntualissimo all’andata e al ritorno.
Come muoversi
Sono sempre andata in giro a piedi senza problemi. Unica cosa: le stradine dell’Albaicín la sera possono diventare solitarie, mi ci sono ritrovata quando era buio e non è stato il massimo. Maps può portarvi in vicoletti labirintici, quindi il consiglio è di seguire il flusso di gente per stare tranquille. Ed evitate di andarci da sole la notte, come in qualsiasi quartiere labirintico di qualsiasi altra città.
Dove dormire
Ho passato quattro notti in camerata solo donne a El Granado Hostel nella zona della cattedrale. La posizione è ottima, in pieno centro ma fuori dai deliri turistici. Mi sono trovata molto bene: è in un tradizionale edificio con il cortile interno, le aree comuni sono molto accoglienti, è tutto pulito e lo staff gentile.

Dove bere/mangiare
Cosa importante: a Granada la prima tapa è gratuita! Le tapas sono piccole porzioni di cibo di vario tipo ma in realtà, come vedrete, possono essere anche abbondanti. Contate che a febbraio mattina e sera faceva freddo, ma a pranzo al sole stavo in maglietta. I prezzi nei posti che vi consiglio, tutti all’Albaicín, sono onestissimi.
Bodegas Castañeda
Indirizzo: C. Almireceros 1 e 3, Granada
Fatevi frullare in questo tapas bar e ristorante storico datato 1927, ci sono tornata ogni sera. Sotto i prosciutti appesi, si stipano turisti e granadini. La prima volta ho trovato per miracolo un tavolino libero per mangiare un’ottima torta salata con spinaci e pinoli, altrimenti ci si aggrappa al bancone.
Taberna 22
Indirizzo: Cta. de San Gregorio 5, Granada
Questo locale è in una posizione fantastica su una delle salite del quartiere. Dentro è piccolino, ma è stare fuori la vera delizia. Pensavo di avere ordinato un tabulè di verdure, invece era la prima tapa gratuita che imi ha praticamente saziata!
El Paseo
Indirizzo: Grupo Padre Manjón 2, Granada
Lungo il Darro ci sono un sacco di ristoranti e tapas bar. Qui mi sono seduta un po’ a caso, ma ho fatto il pranzo della vita: il cibo era normale, ma alzando lo sguardo c’era la mia Alhambra.
Horno de Paquito
Indirizzo: C. San Buenaventura 18, Granada
Ho mangiato qui perché Plaza Aliatar su cui si affaccia mi piaceva tantissimo, tranquilla e con le fresche frasche.
Flamenco
La capitale del flamenco è Siviglia, ma anche a Granada è una parte fondamentale della cultura. Da voci di corridoio, un posto storico dove vedere uno spettacolo è la Peña La Platería all’Albaicín. Io non sono potuta andare purtroppo perché gli spettacoli si tenevano solo di giovedì.
CONSIGLI LETTERARI
Leggete assolutamente “I racconti dell’Alhambra” di Washington Irving, ma dopo aver visitato l’Alhambra, altrimenti non riuscite a immergervi totalmente. L’autore nel 1829 ha avuto l’enorme privilegio di viverci per mesi. E non solo ci dona una preziosissima testimonianza del suo soggiorno nella fortezza araba, ma ci parla della Granada dei tempi, terra di leggende e tesori nascosti dai Mori, con la sua vita quotidiana e i suoi personaggi che descrive con amore infinito e tanta poesia.
PS: se volete sentire i miei racconti granadini direttamente dal mio vocino, mi trovate sul podcast.

Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri