Villa Necchi Campiglio: storia, chicche e info per visitarla

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Vi porto a Milano nella lussuosa Casa Museo donata al FAI, Villa Necchi Campiglio. Dalla storia dei proprietari ai drink in piscina, ecco tutto quello che dovete sapere

Lo ammetto candidamente, pur reputandomi una milanese doc non ero ancora stata a Villa Necchi Campiglio. È un splendida dimora anni ’30 a un passo dal Duomo. Donata al FAI nel 2001, fa parte del circuito delle Case Museo milanesi. È talmente scenografica che ci hanno ambientato film come “House of Gucci” e “Io sono l’amore”. La villa è visitabile tutto l’anno, e basta prenotare per essere catapultate in un mondo di raffinatezza incredibile. Pronte per un tour fra pareti di pergamena, relax in piscina e alberi fioriti?

L'ingresso della villa e la piscina - Villa Necchi Campiglio storia
l’ingresso della Villa

La storia

Ma chi erano i fortunati proprietari che vivevano in questa reggia? Le sorelle Nedda e Gigina Necchi, e il marito di quest’ultima, Angelo Campiglio. La coppia negli anni ’30 decide di trasferirsi da Pavia a Milano. Acquista parte del vecchio parco Cicogna, e affida il progetto all’architetto Pietro Portaluppi. Nel corso degli anni alcuni spazi vengono rivisitati dall’architetto Tommaso Buzzi. Quella dei Necchi è una famiglia di industriali estremamente facoltosa, e la villa è il risultato di molti soldi ben spesi. Quando denaro e buon gusto si uniscono, la combo è spettacolare.
Nedda e Gigina vivono nella villa per quasi settant’anni, e non essendoci eredi la decisione è di donarla al FAI. Quando anche Gigina muore, nel 2001, la villa viene restaurata e aperta al pubblico nel 2008.

dettagli nella sala da pranzo - Villa Necchi Campiglio storia
dettagli di ricchezza e stile

Un’oasi verde in città

Siamo in Via Mozart nel cosiddetto Quadrilatero del silenzio nel cuore Milano, dietro Corso Venezia. E in questa cornice, il grande giardino non può che essere un’oasi verde. È stato progettato sempre da Portaluppi, e sempre con eleganza. Ci sono magnolie, faggi e tassi. Non mancano la splendida piscina (una rarità anche per i milanesi più ricchi), con sedili in marmo e un poetico pergolato. L’azzurro dell’acqua e il verde degli alberi si ammirano dalla casa attraverso grandi vetrate, in un dialogo continuo. E molto di moda ai tempi, c’è anche il campo da tennis.
Godetevi una sosta relax in giardino. Io sono andata di sabato e c’era un bel po’ di gente. Vorrei tornare in settimana, e provare l’ebrezza di vivere cotanta meraviglia in una quiete surreale.

I visitatori si rilassano a bordo piscina - Villa Necchi Campiglio storia
relax a bordo piscina

La villa e le sue stanze

La villa è su quattro livelli per un totale di 2.000 metri quadri. A noi interessano piano rialzato e primo piano. Super chicche dell’epoca sono l’ascensore, il montavivande e i citofoni interni sparsi per tutta la casa.
Al piano rialzato ci sono gli spazi di rappresentanza. Appena si entra si è accolti da una hall monumentale con uno scalone degno dell’Excelsior. La sala da pranzo ha le pareti rivestite in pergamena. Appesi ci sono arazzi fatti in Belgio fra il 1500 e il 1600. Non si badava a spese per la cura al dettaglio. La sala infatti ha ospitato anche regnanti europei.
Naso all’insù e guardate l’elegantissimo soffitto decorato con bassorilievi, che prosegue nel Fumoir. Qui le sorelle Necchi passavano il pomeriggio. Ricomincerei a fumare solo per sedermi su uno di quei divani verdi davanti al camino, con un libro in mano.

La sala da pranzo
la sala da pranzo

Lo splendido salone, tipico dell’alta società milanese, sarebbe perfetto per una fredda giornata invernale. A fare compagnia, dipinti di De Chirico e Morandi. Perché il gusto dei Necchi Campiglio va ben oltre l’architettura. In tutto si contano circa 3.000 volumi rilegati in pelle. Da perdere la testa!
Davanti al salone c’è lo studio di Angelo, dove comincia la sua giornata lavorativa molto presto, per poi raggiungere “la fabrichEta” come diciamo qui da noi. Sempre sullo stesso piano c’è la veranda, con le sue enormi vetrate che danno sul giardino. Il tutto è realizzato in varie tonalità di verde che richiamano la natura. Ciliegina sulla torta, un prezioso tavolo di lapislazzuli.
Io onestamente non mi intendo di architettura, ma vi assicuro che visitando la villa resterete a bocca aperta.

Un angolo del salone - Villa Necchi Campiglio storia
uno scorcio del salone

Al primo piano ci sono le camere private: due padronali, due per gli ospiti e una per la guardarobiera. In realtà sono mini appartamenti (grandi come il mio monolocale) con bagni privati. In quella di Nedda c’è l’armadio con in mostra i suoi vestiti d’epoca.
Le stanze delle sorelle sono separate dalla Galleria degli armadi, che custodisce i loro abiti e gli accessori restaurati dal FAI. Una sfilza di ante che aprirei molto volentieri (solo la cappelliera è visibile).
Nella Camera del principe (per gli ospiti) ci sono opere su carta di Picasso, Modigliani e Matisse per dirne alcuni, parte della collezione di Guido Sforni. Si può entrare in numero limitato, e c’è un apposito impianto di climatizzazione.
Sempre al primo piano c’è la stanza del guardaroba con macchine da cucire, ferri da stiro e le divise originali del personale.

Opere su carta di Picasso
opere su carta di Picasso

Il senso di una casa vissuta

Gli oggetti personali sono parte integrante della visita. Se si chiudono gli occhi si possono vedere le sorelle scegliere i vestiti. E a quanto pare, a far impazzire la guardarobiera non erano i padroni di casa, precisissimi, ma gli ospiti. Dopo la seconda guerra mondiale infatti la casa era sempre aperta agli amici per una cena sontuosa, un drink in giardino (con l’immancabile Negroni preparato da Angelo) un torneo a carte, un tuffo in piscina o una partita a tennis.
Ci sono fotografie sparse qua e là, per dare un senso di casa vissuta e non di un asettico museo. Ce ne sono diverse di Maria Gabriella di Savoia, ospite così amata da avere una stanza tutta sua. È la Camera della principessa al primo piano, che oggi ospita il salotto settecentesco donato da Alighiero ed Emilietta de’ Micheli.

Foto di Maria Gabriella di Savoia
foto di Maria Gabriella di Savoia

E concludiamo il tour col seminterrato, poco interessante anche se ha ancora i mobili disegnati da Portaluppi. Ora infatti è dedicato agli eventi. Un tempo c’erano la stanza del biliardo, la sala proiezione ma anche la palestra, le docce e gli spogliatoi, oltre agli alloggi del personale di servizio. Il sottotetto invece non è aperto al pubblico (anche qui c’erano le stanze della servitù).
Girare tutta la villa richiede parecchio tempo, direi almeno un paio d’ore. Dobbiamo ringraziare di tanta bellezza principalmente la cara Gigina Necchi. Fu lei a volere che diventasse una Casa Museo. E sempre per suo volere niente è stato alterato rispetto a quando la abitava lei. Mi intenerisce l’amore profondo che provava per la sua casa, che donò insieme ai ricordi di una vita. E la frase che disse al Presidente FAI spiega tutto:

“Guardami negli occhi e prometti che terrai questa casa e la difenderai come casa tua.”

INFO UTILI

La visita
Sottolineo una cosa che mi hanno chiesto in molte: la Villa è sempre aperta al pubblico, NON SOLO durante le Giornate FAI. Basta prenotare sul sito. Molto bello il fatto che in ogni spazio ci siano i volontari che spiegano vita, morte e miracoli della villa. In più all’ingresso c’è un qr code per scaricare i pdf relativi a ogni stanza.

Dove
Via Mozart 14, Milano

Biglietto
Biglietto intero 14 euro, per gli iscritti FAI l’ingresso è gratuito. Controllate sul sito le varie riduzioni e convenzioni.

Come arrivare
Con i mezzi il modo più rapido è in metro, M1 linea rossa, fermata Palestro. Da lì sono 5 minuti a piedi.

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