Ecco le mie dritte su cosa vedere a Catania, dove ho girato fra mercati del pesce, chiese e vicoli sgarrupati, divorando arancini e facendo tappa al mare
Sono appena tornata da Catania, e sono ancora piena della sua sicilianità. Per una polentona come me, il Sud è sempre una botta di vita. E Catania è una città bella ruspante, verace, con un cuore caldo che palpita per ogni cosa. E vi assicuro che a fine inverno è una boccata d’ossigeno! Ho passato tre giorni andando a zonzo, e facendo anche una gita sulla costa ad Acitrezza e Acicastello. Pronte per una tappa sicula fuori stagione?
Perché Catania vi state chiedendo? Perché amo il Sud, ed ero curiosa di esplorare questa città siciliana di cui sentivo pareri contrastanti. Tipo o la ami o la odi, preferendola o no a Palermo con cui ha una rivalità turistica oltre che ancestrale. Io mi pongo nel mezzo.
Catania è da prendere così com’è. Ha il fascino delle città di mare coi muri scrostati, lo sfarzo di un tempo è lasciato andare, e ha quel tocco decadente che adoro. Non naviga nell’oro, le strade sono zozze. E sono onesta, da donna in viaggio da sola ho dovuto stare più attenta del solito, ma di questo parleremo dopo. A ogni modo Catania ha molto da offrire ed è stata una bella esperienza! Ora vi racconto cosa dovete vedere, non è grande e il centro in un paio di giorni si gira abbastanza bene (vi agevolo la mappa).
Prima di tutto, per calarci nella realtà catanese dobbiamo fare i conti con una presenza costante, incombente direi, quella dell’Etna. Il vulcano, “a muntagna”, ha segnato la storia della città. Si vede nei resti delle colate laviche, nel colore dei palazzi, nella cenere con cui ogni tot ricopre la città. E la sua vista ti accoglie già mentre stai atterrando in aeroporto.
Il primo nucleo abitato nasce sul Monte Vergine, una collina sorta proprio dopo un’eruzione. Ma è la colata lavica del 1669 che fa danni enormi, a cui segue nel 1693 un terremoto che rade al suolo tutto. Queste due date scolpite nella memoria segnano l’animo barocco di Catania, riprogettata e ricostruita praticamente da zero nel 1700. E pensate, è una delle città tardo barocche del Val di noto Patrimonio Unesco. In centro infatti alcuni edifici e monumenti sono iscritti proprio per tutelarne l’unicità.
Piazza Duomo
La prima tappa è di sicuro questa, dove si concentrano i principali tesori cittadini, barocchi e non solo. La Cattedrale si staglia maestosa. Di fronte, la fontana dell’Elefante, “U’ Liotru” in dialetto, che scolpito nel basalto coi suoi occhietti bianchi è il simbolo di Catania. Poco distante, la fontana dell’Amenano, unico tratto dove affiora il fiume da cui prende il nome. Sulla piazza si affacciano altre perle come Palazzo dei Chierici (nero per l’uso delle sabbie vulcaniche) e Palazzo degli Elefanti, oggi sede del Municipio. Di fianco alla cattedrale in Via Vittorio Emanuele II, la Badia di Sant’Agata, vergine e martire catanese patrona della città (la visita guidata include un panorama da urlo).
Da Piazza Duomo inizia la Via Etnea, cuore pulsante della città. Incredibilmente lunga, è a tratti pedonale con negozi e ristoranti di ogni tipo. Non perdetevi la Chiesa della Collegiata dopo Piazza dell’Università.
La pescheria
Una vera chicca di fianco a Piazza Duomo è la pescheria. Non parliamo di chiese e palazzi d’altri tempi, ma del pittoresco mercato del pesce. Si tiene in Piazza Alonzo di Benedetto, in Piazza Pardo e nel tunnel scavato sotto Palazzo dei Chierici e le mura difensive di Carlo V. Non sono vegetariana, ma mi fa sempre effetto vedere tanti animali morti. Detto questo, la pescheria è imperdibile per immergersi nell’animo catanese. Se volete sentire l’odore del pesce appena sbarcato e il vociare dei venditori, dovete andare la mattina. Le prime bancarelle arrivano alle 6 e restano fino a pranzo. Non mancano anche bancarelle di frutta, verdura e carne, ambulanti con carciofi fritti e verdure alla griglia. Se volete mangiare pesce vicino al mercato mi hanno consigliato Scirocco, lo trovate in fondo nei consigli di viaggio.
Altre chicche in centro
Il primo giorno ho partecipato a una visita guidata (1 ora e 15 minuti circa, 8 euro, da prenotare in anticipo) all’ex Monastero dei Benedettini, il secondo più grande d’Europa e Patrimonio Unesco. È interessante perché si fa anche un excursus della storia catanese. Destinato a uso civile dopo il 1800, ha visto varie trasformazioni, e oggi ospita il dipartimento di Scienze Umanistiche. È in stile tardo barocco, ma la sua storia inizia nel 1558. Si visitano chiostri, giardini, refettori, resti di epoca romana e il seminterrato, unica parte sopravvissuta alle calamità del 1600. Ma in che Paese meraviglioso viviamo, se si può studiare fra mura del ‘500 come niente fosse?
A fianco c’è la Chiesa di San Nicola, dalla struttura davvero imponente con colonne lasciate a metà. Più avanti c’è un cancello, varcatelo e troverete la Biblioteca Orsino Recupero, anche questa visitabile mandando una mail per la prenotazione.
Poco lontano, c’è la più ampia area archeologica di Catania, quella del teatro antico e l’odeon. Potevano contenere rispettivamente 7.000 e 1.300 persone! Non si vede dalla strada, è tutto nascosto fra i palazzi, si accede da Via Vittorio Emanuele II 266. Se volete visitarlo prenotate sul sito.
Nella stessa via, un’altra chicca catanese più contemporanea è la libreria più antica non solo della città ma di tutta la Sicilia. È la Legatoria Prampolini al civico 333. Ho chiacchierato con una delle due sorelle proprietarie, Angelica, che mi ha raccontato la storia di questa perla libresca fondata nel 1894. Intestata alla moglie del Cavaliere Prampolini, fu ereditata dal figlio Romeo, personaggio da romanzo anche lui, dedito alla letteratura erotica e alle opere proibite durante il Fascismo. Chiusa per vent’anni, è stata rilevata e riaperta nel 2018. Entro quest’anno inaugurano anche la caffetteria, stay tuned!
Vicino a Via Plebiscito c’è il Castello Ursino. Un tempo era affacciato sul mare, ma la colata lavica del 1600 lo ha circondato e allontanato dalla riva, facendogli perdere la sua posizione strategica. La piazza oggi è molto bella, e ci sono diversi locali e ristoranti.
Via Plebiscito è una strada lunghissima, una sorta di mezza circonvallazione catanese che curvando arriva quasi fino all’Anfiteatro Romano, a fianco della Via Etnea. Una grande testimonianza del periodo romano di Catania. È stato riportato in parte alla luce all’inizio del 1900, si vedono le gradinate e l’arena dei gladiatori. Una città sotto la città insomma! Il tutto nella trafficata cornice di Piazza Stesicoro, dove la mattina si tiene il mercato. Se amate come me bancarelle e urla, andate un po’ più su in Piazza Carlo Alberto dove c’è l’incasinatissimo mercato della fiera.
Fate un salto ad ammirare il maestoso il Teatro Bellini, che dà il nome all’omonima piazza. A parte la bellezza architettonica, mi è piaciuta molto l’atmosfera, un’oasi di pace dal traffico catanese. Ci sono solo locali e ristoranti.
Scendete per via Landolina e arrivate di fronte a Palazzo Biscari. Mi mangio ancora le mani per non averlo visitato! Era la mia ultima mattina a Catania, e come faccio spesso ho preferito andare a zonzo per le strade. Peccato sia il palazzo più prestigioso della città, e il più bell’esempio di barocco catanese. Ho visto le foto, devono essere incredibili gli affreschi, il salone delle feste e l’arredamento in stile rococò (nella foto qui sotto, lo scorcio di un cortile). È ancora abitato dai Biscari, e se si è fortunate è lo stesso principe a guidare la visita raccontando le storie di famiglia. Sarà per la prossima volta!
Se da Piazza Bellini raggiungete Via di Sangiuliano, arrivate nel ruspante quartiere di San Berillo. Era la vecchia zona a luci rosse, ma ancora oggi si pratica la prostituzione nelle case occupate. La speculazione edilizia l’ha sventrato, qualche via però è sopravvissuta. Girate in Via Coppola e poi nella minuscola Via Martinez. Vedrete una deliziosa casetta rosa, girate a sinistra e vi troverete in una piazzetta piena di piante, murales e colori, che la sera si anima con locali e ristoranti. Un tentativo di riqualificare la zona, in cui più che la prostituzione è la criminalità che ruota attorno a preoccupare. Una negoziante mi ha detto che ci sono ancora prostitute della vecchia guardia, quelle che praticano per scelta. Una di ottant’anni è morta pochi mesi fa! Per vostra sicurezza vi do il consiglio che mi ha dato lei: evitate i vicoletti che partono alla destra della casa rosa.
Gitarella sulla costa
Come vi dicevo, il centro di Catania si gira abbastanza velocemente, per cui se vi avanza tempo fate una gitarella agli “Aci”, Acitrezza e Acicastello. Sono due piccoli borghi, uno attaccato all’altro, a una decina di chilometri da Catania. Siamo nella Riviera dei Ciclopi, che secondo la mitologia vivevano proprio qui. È una bella esperienza per scoprire la costa. Onestamente infatti, il porto di Catania e il lungomare che parte da Piazza Europa non meritano molto. Quindi saltate sul bus e andate!
Acitrezza
Il bus termina la corsa ad Acitrezza. Come borgo non è niente di che, ma il porticciolo è molto carino, e soprattutto ha di fronte l’Isola Lachea e i faraglioni, noti come le Isole dei Ciclopi (sarebbero i massi scagliati da Polifemo contro la nave di Ulisse). Queste piccole terre emerse sono protette da una riserva naturale. Se volete godere come delle pazze, prendete da asporto qualche delizia catanese da Mythos sul lungomare, e andate poco più in là dove una spiaggia lavica vi attende per un pranzetto con vista su Acicastello. Da lì potete raggiungerlo a piedi.
Acicastello
Il lungomare di Acitrezza per un breve tratto si interrompe. Salite sulla strada provinciale, e poi svoltate dopo il benzinaio in Via Vadala per scendere di nuovo sul lungomare. Acicastello è davvero pittoresco, mi sono girata tutti i vicoli della parte antica. Potete poi immaginare quanta gente ci fosse in settimana ai primi di febbraio, pura magia! Andate in Piazza Castello dove svetta il Castello normanno. Io ho fatto la minchiata di non visitarlo. Costa solo 3,50 euro, e mi hanno detto (solo dopo mannaggia) che merita davvero, con una vista bellissima e un orto botanico delizioso.
Come arrivare: ho preso il bus 534 che parte da Piazza Borsellino e fa un bel giro per la città. Il biglietto costa 1 euro, potreste comprarlo a bordo ma per sicurezza andate da un tabacchi. Con un po’ di traffico, in un’ora sono arrivata ad Acitrezza.
CONSIGLI DI VIAGGIO
Più viaggio e più penso il senso del pericolo sia soggettivo, ma questa è stata la mia esperienza e la condivido con voi. Non mi sono sentita libera di visitare Catania come avrei voluto. Anche in centro infatti, uscendo dai percorsi turistici si può incappare in vicoli malfamati. E quando le mie antenne vibrano, giro i tacchi e torno indietro. Ed è un peccato perché è una città da scoprire proprio infilandosi ovunque senza ritegno. Ho parlato con persone gentilissime, e più di una volta senza che chiedessi nulla mi hanno detto zone e vie da evitare, come ad esempio i vicoli tra Via Plebiscito e la spiaggia (la Plaia). Detto questo, non mi è successo nulla ma per vivere un’esperienza piacevole, come si dice a Milano, fa balà l’occ (stai attenta)!
PS: un ringraziamento super speciale a Sara di ioviaggioinpoltrona.it, lettrice accanita, siciliana doc e grandissima pusher di dritte catanesi!
Come arrivare
L’aeroporto di Catania è a 5 chilometri dalla città. Basta prendere il bus Alibus appena uscite in strada a destra. Costa 4 euro, una ladrata vista la vicinanza. Il biglietto si compra a bordo, e in 10 minuti siete a un passo dalla pescheria. Il bus parte ogni 20/25 minuti.
Dove Dormire
Sono stata all’Eco Hostel. È a un passo dal Duomo, è molto carino e pulito, i letti (con delle fantastiche tende nere) sono comodissimi. A fare la differenza sono i proprietari, fratelli di una gentilezza e simpatia infinita. Se siete nottambule però non so come sia il rientro, è in fondo a un vicolo bello sgarrupato. La cucina non è molto attrezzata, ha solo un microonde e un fornelletto elettrico, ma con gli arancini a 3 euro chi si mette a cucinare?
In realtà l’Eco Hostel è stata la mia seconda scelta, avevo prenotato al The Yard Hostel, ma hanno dovuto disdire per dei lavori non previsti. Aveva camere più spaziose, e una buona posizione in Viale XX Settembre 11. Altrimenti molto gettonato è l’Ostello degli Elefanti proprio all’inizio di Via Etnea, che era però in chiusura stagionale
Dove mangiare
Pasticceria/arancini ecc.
Ci sono tre posti sulla Via Etnea che non dovete perdere! Io mi sono praticamente trasferita alla Pasticceria Savia, dove dal 1897 sfornano delizie catanesi. Sui dolci non so dirvi perché mi sono concentrata sulla tavola calda. Ho assaggiato quasi tutto dall’arancino con la melanzana al fagottino catanese, dalla cipollina alla bolognese tutti ripieni di ogni ben di Dio. Di fianco c’è la Pasticceria Spinella, sempre ottima ma un pelo più cara. Entrambe sono all’altezza del civico 300, di fronte al Giardino Bellini, il polmone verde di Catania.
All’inizio della Via Etnea c’è Prestipino, con prodotti di tavola calda ma noto soprattutto per i dolciumi (consigliatissima la minnuzza di Sant’Agata, una mini cassata a forma di tetta).
Carne di cavallo
Questa è l’esperienza culinaria catanese doc. Io non ce la faccio a mangiare la carne di cavallo, ma sono andata a vedere dove la fanno. Alla fine di Via Plebiscito ci sono ristoranti e macellerie che a pranzo e cena grigliano per strada come non ci fosse un domani. Posti ruspanti per assaporare lo street food locale. Provate da Re Carlo V (al civico 728) e da Achille lì a fianco.
Consiglio spassionato: mi hanno detto la sera di evitare di proseguire lungo Via Plebiscito e i vicoletti a fianco. Quindi l’opzione migliore è scendere lungo Via Cappuccini verso l’anfiteatro.
Pesce
Non sono riuscita ad andare in questi due posticini che mi hanno suggerito. Il primo è il già citato Scirocco in Piazza Alonzo Di Benedetto 7 dove si tiene la pescheria. È un locale alla mano con tavolini all’aperto famoso per i suoi cartocci. E poi la Trattoria Don Mimmo in Piazza Cavour 13, che dalla regia mi dicono cucini un gran bene a prezzi abbordabilissimi.
Aperitivo
Un must è l’Ostello degli Elefanti al tramonto, perché ha una terrazza con vista spettacolare sul centro. Quando sono stata io era chiuso, almeno voi non perdetevelo!
Vie con ristoranti e locali per la sera
Carinissime una dietro l’altra sono Via Santa Filomena (dove si trova anche la minuscola Libreria Vicolo Stretto, sorellina della Legatoria Prampolini) e Via Gemmellaro. Sono stata a sbevacchiare al Vermut in Via Gemmellaro 39, enoteca e salumeria.
In zona San Berillo invece sono stata al Razmataz in Via Montesano 19, un wine bar dall’atmosfera retrò. Fra l’altro la proprietà è la stessa del Fiorario Bianchi a Milano.
Tornando in ostello sono passata più volte davanti al BarnAut in un vicoletto vicino al Castello Ursino (Via Autieri 27/29). Mi intrigava ma ero stanca morta e non mi sono mai fermata.
CONSIGLI DI LETTURA
Sto divorando “Sabbia nera” di Cristina Cassar Scalia, un giallo che ti porta letteralmente per le strade di Catania. In più adoro come è scritto, mi piacciono i personaggi (il vicequestore Vanina è cazzutissima) e i dialoghi infarciti di parole dialettali. Non manca nemmeno qualche santa “minchia” che fa sempre atmosfera!
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri