Perché prima o poi capita sempre quell’episodio che ti fa dire: “Ma a me, ma chi cazzo me lo ha fatto fare di partire da sola???”. E le paturnie si impossessano di te. Ma poi, quando ci ripensi (a distanza, sia ben chiaro), si trasforma in un pittoresco aneddoto che ha dato quel sapore in più al tuo viaggio!
E dopo 7 ore di treno, 30 minuti di ritardo, 1 ragazza che mi ha messo 1.000 ansie e 3 idilliache esperienze con i tassisti, la nostra eroina (cioè io) è giunta a destinazione.
Ma partiamo dall’inizio. Treno Sibiu – Timisoara delle 16, diviso in scompartimenti alla old style maniera. Arrivo stimato ore 23:10. Verso le 20 restiamo io e un’altra ragazza rumena. Ci mettiamo a chiacchierare e le dico:
«Sono contenta tu sia qui, non mi piace stare da sola quando il treno si svuota.»
«Nemmeno a me, anche perché in Romania la sera i treni sono molto pericolosi.»
«Davvero? Perché» e mi sale l’ansia.
«Perché gli zingari cominciano a girare, entrano nello scompartimento e ti chiedono soldi, toccano le tue borse, una volta sono persino andata dal controllore.»
FANTASTICO, mi dico.
Il mio personale processo di autolesionismo però era già in atto, così le chiedo:
«E visto che arriviamo tardi, la stazione di Timisoara è pericolosa?!?»
«No, non molto… o meglio non per me che sono rumena, ma per te che sei turista sì. Ci sono gli zingari che dormono lì.»
A ridaje con sti zingari! Lo stomaco mi si chiude, per di più il treno è in ritardo, e l’ultimo tram per il centro parte alle 23:30. Se lo avessi perso avrei dovuto prendere il taxi, cosa che non mi piace perché ho sempre paura mi freghino.
La mia “amica” rumena affonda quindi l’ultimo stiletto:
«Mi raccomando, vai diretta all’ostello che è in una zona tranquilla, ma non passare per il centro che la sera c’è in giro brutta gente!!!»
Grazie, ora sì che sono più serena. Che questo viaggio in Romania, dove fino a ora ho conosciuto persone deliziose, si concluda in disgrazia?
Scesa in stazione, mi ritrovo con un ragazzo israeliano che era con me in ostello a Sibiu, e ci eravamo messi d’accordo per prendere il tram insieme oppure condividere il taxi per un tratto. Usciti in piazza è buio, fa freddo, i pochi passeggeri scesi se ne stanno andando su auto di amici/parenti/fidanzati amorevoli venuti a prenderli. Per di più c’è una fastidiosa pioggerellina.
L’ultimo tram è ovviamente appena passato, così ci dirigiamo dai tassisti. Il primo, sguardo arrogante fisso nel vuoto, lo avrei preso a sberle:
«Salve, Hostel Costel» e gli mostro la mappa.
«Hostel Costel, non so dov’è, e poi parla rumeno» riesco a intendere, perché quando mi trattano male divento poliglotta. Ma se è il nome dell’ostello, come cazzo te lo posso dire in rumeno? Trattengo un vaffanculo perché non mi pare il caso.
L’israeliano intanto si rivolge a un altro tassista, ma non mi piace perché la vettura non ha l’insegna. Infatti ci propone una cifra 3 volte superiore senza tassametro.
«Va bene?» mi chiede con sguardo sornione. Intorno non ci sono altri taxi.
«Per forza va bene, non abbiamo scelta» rispondo con un malcelato disprezzo, e lui sorride amabilmente.
L’israeliano nel mentre cambia idea e decide di andarsene a piedi, lasciandomi lì sola. Grazie tante. A un certo punto per fortuna arriva un altro taxi, uno regolare. Mostro la mappa al guidatore, che la guarda un nano secondo e mi apre il bagagliaio (una mano per mettere giù 15 kg di zaino sarebbe gradita, ma niente). Tra l’altro è un ragazzone alto 2 metri, una via di mezzo fra Lurch della famiglia Addams e Ivan Drago, versione rumena. Il tassista abusivo lì vicino gli sussurra qualcosa, ma non capisco. Salita in macchina mi parte l’angoscia. Magari per farmi un dispetto gli ha detto di portarmi al mercato ortofrutticolo a 40 km dal centro? Per di più conosco molto poco Timisoara, e le vie che prende mi sembrano lontane dal centro e troppo ampie, quasi da ingresso in autostrada. Provo a parlargli ma mi ammutolisce con un secco «No English».
Nei cinque minuti successivi, nella mia testa viene trasmesso il film dell’orrore tipico delle mie paturnie solitarie. Vedo la mia foto in onda a “Chi l’ha visto?” e la Sciarelli che parla di una ragazza italiana scomparsa misteriosamente in Romania: l’ultimo a vederla, un tassista. Mi son vista anche litigare con sto energumeno che mi porta dall’altra parte della città, e mi abbandona nel bel mezzo del nulla, tra fabbriche dismesse e strade sterrate (ebbene sì, sono un pelo tragica e fantasiosa). Ma alla fine non è così decerebrato come sembra e mi porta al mio ostello (una mano per mettere lo zaino di 15 chili sulle spalle sarebbe gradita, ma niente.
Dopo un’infinita doccia bollente per levarmi di dosso il puzzo rancido del treno, una camomilla con biscotti (niente tè, già troppe emozioni per quella sera) e aver affondato la faccia nel cuscino con la fodera Ikea che fa tanto casa, ho tirato le somme: in qualunque Paese ti trovi, i treni sgarruppati fetano tutti alla stessa maniera; in qualunque Paese ti trovi, quando vogliono i tassisti sanno essere una delle razze peggiori che le viaggiatrici solitarie possano incontrare. E comunque, zero zingari sia sul treno sia in stazione.
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri