Ho avuto bisogno di molto coraggio per leggere questo libro. E come mai, visto che si tratta della storia di una ragazza che ha deciso di fare un viaggio in solitaria? In effetti l’ho fatto pure io, anche se non così “wild”. Ma io e la protagonista abbiamo altro in comune: la ragione che ci ha spinte a fare qualcosa di totalmente nostro, in cui potevamo contare solo su noi stesse.

Dopo la morte della mamma, Cheryl ha deciso di avventurarsi nell’America più selvaggia per ritrovare se stessa in un trekking di tre mesi . Io invece sono fuggita dallo stesso dolore andando a 13.000 chilometri lontana da casa. Sono andata in Cambogia, famosa per il suo sorriso Khmer nonostante tutto. Avevo bisogno di scoprire che c’era ancora bellezza nella mia vita, e che solo io potevo esserne la padrona. La felicità che avrei provato durante quel viaggio non me l’avrebbe mai portata via nessuno, a differenza di mia madre.

“Wild” è un libro che consiglio a tutti, una storia raccontata in prima persona che è al tempo stesso una bellissima metafora dell’esistenza. A una splendida emozione, alla certezza di avere tutto in pugno segue all’improvviso, come uno schiaffo in piena faccia, a cinque dita, la consapevolezza che di certo nella vita non c’è proprio nulla. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo pronto per farci vacillare. Ed è questa la vera bellezza: camminare sul filo delle emozioni trovando il giusto equilibrio.

Cheryl è l’esempio di come gli errori non siano mai fini a se stessi. Sono essenziali per metterci alla prova, per scoprire qual è la direzione che vogliamo dare alla nostra vita. I nostri errori ci rendono quello che siamo. E anche se si tocca il fondo, se si scava, ci si può sempre rialzare. Basta volerlo. Dal libro è stato tratto un bellissimo film, con protagonista Reese Witherspoon, che vedete in copertina. Alla fine ovviamente ho pianto, pianto, e ancora pianto.

“Wild” di Cheryl Strayed