Il migliore aiuto quando capitano imprevisti in viaggio davvero poco piacevoli? La razionalità. Per me è stata essenziale in Vietnam, Romania e Turchia
Ehhhhh… prima o poi, viaggiando da sole, il fatidico momento arriva: c’è l’imprevisto, qualcosa va storto e noi siamo lontane da casa senza nessuno che ci aiuti. Ed è qui che dobbiamo imparare ad arrangiarci, ed è quando poi risolviamo il problema che ci sentiamo le più fighe del pianeta, con una dose di autostima che a venderla faremmo miliardi. Nel corso degli anni ho collezionato una serie di episodi (che vi racconto nelle “Paturnie solitarie”), non tanti per fortuna ma abbastanza per capire il segreto per cavarmela: la razionalità. Ha funzionato anche la scorsa estate in Turchia, quando ho avuto il primo attacco d’ansia della mia vita.
L’arte della razionalità l’ho affinata nel corso dei viaggi. Da quella volta in Vietnam in cui non potevo prelevare (e tenevo strettissimi i contanti nel reggiseno), al “piacevole” incontro notturno con dei tassisti in Romania che mi ha fatto perdere dieci anni di vita, è sempre stata la razionalità a farmi stare coi piedi per terra. Ma in Turchia è stato diverso: se normalmente capisco quando il mio cervello sta andando in shining e lo tengo a bada, lì è andato completamente in tilt. In realtà non c’è stato un terribile evento scatenante, ma un insieme di cose che mi ha fatto sentire sola al mondo, e tremendamente esposta.
Ricordate la strega da cui ero andata a lavorare tramite Workaway sulla costa turca? Tra le sfuriate e l’alcolismo conclamato, ha iniettato nelle mie vene una dose di negatività che mi chiudeva lo stomaco da una settimana. I miei piani di restare lì un mese erano andati all’aria, e proprio mentre stavo cercando un ostello dal weekend successivo, il mio computer è morto (colpa degli influssi della strega). Non so dirvi cosa sia successo al mio cervello, ma mi ha abbandonato pure lui. Il pc era il mio appiglio alla fuga (odio dare i dati della carta di credito via cellulare) e non c’era più. Ero in balia di una stronza in un Paese straniero in cui potevo connettermi e telefonare solo via Wi-fi, e all’improvviso ho sentito sulla mia testa tutto il peso delle migliaia di chilometri che mi separavano da casa.
Ed è stato il black out totale. La testa ha cominciato a girarmi, il cuore a battere come un pazzo, facevo fatica a parlare. Avevo il mio primo attacco d’ansia, ed ero da sola. È quindi partito il boom delle paure insensate: che bancomat e carta di credito non funzionassero più, che tutti ma proprio tutti gli ostelli/alberghi/b&b in Turchia fossero pieni, che non sarei mai riuscita a tornare a Istanbul per il volo di rientro di lì a qualche settimana. Vedevo già palesarsi il Re della Notte e i non-morti. Ho chiamato le mie amiche piangendo, e un po’ mi hanno tranquillizzato. In tutto questo delirio però, non ho mai pensato di tornare prima in Italia, sarebbe stata una sconfitta, non mi piace fuggire dai miei problemi.
Ho iniziato a respirare profondamente manco stessi partorendo, e a ripetere una specie di mantra: “Devi razionalizzare, devi razionalizzare…”. Mi sono imposta di analizzare le mie paure per vederne l’assurdità, e appena mi sono ripigliata ho affrontato il primo terrore insensato: ho prelevato. Ho chiesto poi a una ragazza che conoscevo di prestarmi il computer, e ho prenotato il letto in due ostelli per le tappe successive. Ecco qui un’altra regola d’oro: chiedere aiuto quando si è in difficoltà.
Ora che rivedo tutto questo a distanza mi faccio tenerezza, ma vi assicuro che in quel momento ho sragionato. Ognuna è fatta a modo proprio, ma nel mio caso appellarmi al raziocinio è fondamentale. Il resto del viaggio è stato stupendo, amo la Turchia e la sua gente (la strega è occidentale, sottolineo). E come sempre, ogni ostacolo superato ci rende più forti.
![autrice di pronte che si viaggia](https://www.prontechesiviaggia.com/wp-content/uploads/2021/04/pronte-che-si-viaggia.jpg)
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri