Tornata in Italia dopo il mio viaggio a New York, il sogno che avevo fin da piccina e che finalmente era diventato realtà, non volevo tagliare il cordone ombelicale con la Grande Mela. Così, da lettrice accanita quale sono, per mesi e mesi ho continuato a vivere per le vie del Village, a passeggiare per Central Park e a camminare sul ponte di Brooklyn grazie a libri ambientati a New York. Romanzi in cui riesci davvero a respirare l’atmosfera urbanamente orgasmica di questa metropoli. Qui vi consiglio quelli che hanno fatto breccia nel mio cuore! (PS: la foto qui sotto l’ho scattata da Strand Bookstore, una libreria sulla Broadway con 30 chilometri di libri)!

“La 25a ora” di David Benioff
Questo è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Non a caso l’autore è uno degli sceneggiatori de “Il Trono di Spade”, e non a caso Spike Lee lo ha portato sul grande schermo. Monty, il protagonista, vive le sue ultime 24 ore da uomo libero prima di andare in carcere per spaccio. Con lui e i suoi amici, e anche col suo inseparabile cane, vi assicuro una scorrazzata per New York al cardiopalma, da Wall Street ai peggio locali notturni Downtown. Sono curiosa di sapere come interpretate il finale…

“Questo bacio vada al mondo intero” di Colum Mccann
Non fatevi bloccare dal titolo orrendo (che ovviamente non c’entra nulla con l’originale “Let the Great World Spin”) perché è un romanzo stupendo. E andate anche oltre le prime 50 pagine che possono sembrare lente, perché poi comincia la meraviglia. In un giorno del lontano 1974, in cui un funambolo cammina fra le Torri Gemelle, le vite dei personaggi più disparati si intrecciano meravigliosamente in una New York che passa dal Bronx all’Upper East Side. Ed è scritto da Dio.

“Follie di Brooklyn” di Paul Auster
Quanto ho amato questo romanzo che, come dice il titolo, è ambientato a Brooklyn (dove vive lo stesso autore), una città nella città lontana dalla frenesia di Manhattan. Il protagonista, malato, torna dopo tanti anni nella città natale per morire. Ma quello che lo aspetta è un ritorno alla vita. A riportarlo sulla giostra dell’esistenza sono le persone che conosce nel quartiere di Park Slope (innamoratevi anche voi del padrone della libreria). E la fine… la fine del libro è un battito di cuore indimenticabile.

“Ragtime” di E. L. Doctorow
Diversamente dai romanzi precedenti, questo non è ambientato ai giorni nostri ma nei primi del Novecento. Tra queste pagine si scopre la durissima vita degli immigrati europei, la bieca crudeltà del razzismo, ma anche la ricchezza sfrenata e le emozioni che sa dare il sogno americano quando si avvera. Perché pare che qui tutti possano rinascere e crearsi una nuova vita. L’autore mixa brillantemente personaggi veri e inventati, che vivono tra grattacieli milionari e stanze pulciose del Lower East Side.

“Jazz” di Toni Morrison
Questo romanzo è molto, molto particolare, andrebbe letto in lingua originale. Qui l’autrice (Premio Nobel) ci fa scoprire un’altra zona di New York e un’altra epoca: Harlem negli anni Venti. E la vita dei neri, che dai campi in Virginia sono arrivati fino alla Grande Mela che tanto promette. La cosa bella è che nonostante a volte tocchi l’apice della violenza e del dolore (vedi il razzismo più vergognoso), ha sempre in sottofondo un guizzo di bellezza, di amore per la vita, proprio come il jazz.

“Great Jones Street” di Don DeLillo
Il titolo del libro è il nome della strada in cui una stella del rock, che ne ha le palle piene di tutto, va a rifugiarsi. Precisamente in “un monolocale piccolo e sbilenco e gelido che si affaccia su un panorama di capannoni, autocarri e macerie” nel Lower Manhattan. Qui si ritira in esilio, peccato che una serie di personaggi astrusi non lo lasci in pace, imbucandosi nella sua esistenza. Tra eccessi di ogni tipo e ambizioni sconclusionate, sono un ghigno ironico fra le pagine di vita newyorkese nel suo periodo più ruspante.

“Just Kids” di Patti Smith
L’accoppiata è da urlo: una New York dall’energia creativa quasi atomica a un passo dalla rivoluzione sociale, e una giovanissima Patti Smith in cerca della propria arte. La sacerdotessa del rock ci mette piede nel 1967, e conosce quello che diventerà il famoso fotografo Robert Mapplethorpe. Insieme scoprono una città in cui, tra droghe, topaie e sfrenatezze, ti fai largo con le unghie e con i denti, ma dove puoi diventare davvero chi vuoi essere. Andy Warhol e la Factory, il Chelsea Hotel, Coney Island dalla “sabbiosa innocenza”… un’epoca irripetibile.

“Zia Mame” di Patrick Dennis
Dei libri ambientati a New York, questo è quello in cui la città è meno protagonista. La viviamo nei fasti degli anni Venti, durante la crisi del ’29 e il proibizionismo fino al dopoguerra, ma la personalità di Mame è talmente strabordante da riempire ogni pagina. In realtà incarna perfettamente lo spirito della Grande Mela. “Zia Mame aveva un fascino caotico, ma leggendario” dice il nipote quando si trasferisce da lei. Proprio come New York ha mille vite, un curiosità irrefrenabile per tutto ciò che è diverso (vedi la scuola per bambini nudi), la brama di sperimentare. E non si stupisce MAI di nulla. Preparatevi a grasse risate.

“Colazione da Tiffany” di Truman Capote
“Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany”: alzi la mano chi in questo momento non pensa a Audrey Hepburn con “Moon River” in sottofondo . Il film è talmente entrato nella cultura di massa pensando a New York, che è un dovere leggerlo. Soprattutto perché, come spesso succede, è diverso dalla pellicola. Holly Golightly è una protagonista memorabile, non sai se amarla o odiarla per quella sua leggerezza surreale e totalmente incentrata su di sé. Io la amo. Anche perché Capote fa capire chiaramente dove finisce il saper scrivere bene, e inizia il talento puro.


Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri
Anche io leggo sempre libri ambientati nelle città in cui sono stata o sarò, ma per il momento New York mi manca troppo per leggerla sapendo che non ci torneròancora per molto tempo e temendo di non ricordare alcuni luoghi! Piuttosto, un suggerimento posso permettermelo? Se questi libri li hai letti in italiano sarebbe bello citassi il nome di chi li ha tradotti! Dopotutto, se sono “scritti da dio”, è merito sia dell’autor* di lingua inglese che di quell* di lingua italiana… 😉
Questione delicata, alla fine tradurre è tradire ma se lo fai come si deve può essere una gran cosa 😉
Sono certa che questi libroni son tradotti da dei traduttoroni o delle traduttorone… Alcun* l* conosco!
(Scusa ho inviato prima di terminare) Comunque da traduttrice non sono d’accordo… Tradire implica un legame monogamo che la parola e i libri non possono instaurare… Nel momento in cui vengono pubblicati sono già di tutti! Preferisco pensare che “tradurre è dire quasi la stessa cosa” (U. Eco)
Certo che sono bravi, lo capisci subito se un libro è tradotto male, e il loro ruolo è fondamentale! Ma andando oltre la bravura, una qualsiasi traduzione a fatica può riportare perfettamente tutte le scelte stilistiche dell’autore, a livello non solo di significato ma anche di sonorità. Almeno io “tradurre è tradire” l’ho sempre inteso così 😊
Verissimo! Ma a volte il bello è che ne crea altre 🙂 Comunque resta che mi manca tanto New York 🙁 Sei stata a Bushwick?
Nooooo mannaggia NY è mille città messe insieme! Com’è? Quando tornerò (non so quando ma tornerò) starei proprio a Brooklyn, penso sia la vera NY, quella lontana dai turisti!
È un quartiere di Brooklyn, quando ci sono andata (2015) si stava gentrificando ma c’era anche molta protesta (e io ho scoperto cos’era la gentrificazione così)… Molto bello… Il mio primo incontro furono una coppia di siciliani che parlava in dialetto aggiungendo termini americani… Magnifici! A me manca anche il Queens purtroppo…
Molti di questi libri non li conosco; di altri, invece, conosco di nome solo gli autori. L’unico, forse, che conosca un po’ meglio tra questi autori è Paul Auster, di cui per ora ho letto solo “Trilogia di New York”, e “Diario d’inverno”; mi piacerebbe che “Follie di Brooklin” fosse il successivo.
Ah, dimenticavo: io a New York ci sono stato 23 anni fa, e (in famiglia) sono stato l’unico ad aver visto – sebbene da lontano – le Torri Gemelle.
Buona giornata! <3
Beato te! Io le Torri non le ho viste, ma ti assicuro che a Ground Zero la mancanza si sente 💔 Per i libri, “Follie di Brooklyn” è davvero piacevole!
Ci credo!! Grazie per il consiglio libresco, ne approfitterò presto, anche perché tra non molto l’attenzione che in inverno dedico ai saggi, potrebbe scemare da un momento all’altro 🙂
Ne vale la pena fidati, soprattutto per i primi 3 😊
Ho preso nota di tutti questi libri!!! Grazie per il tuo post davvero molto interessante!!!
Figures, come diciamo a Milano 😉 E se quando li leggi mi dici cosa ne pensi mi fai felice!
assolutamente si!!! anche io come te sono stata a new york dopo averla sognata per anni e al mio ritorno ho cercato di vedere il più possibile film ambientati nella grande mela!!
Crea dipendenza vero? Per i film Woody Allen tutta la vita! “Sex and the city” poi lo so a memoria😂 Anche lì è davvero NY!