Perché prima o poi capita sempre quell’episodio che ti fa dire: “Ma a me, ma chi cazzo me lo ha fatto fare di partire da sola???”. E le paturnie si impossessano di te. Ma poi quando ci ripensi (a distanza, sia ben chiaro) si trasforma in un pittoresco aneddoto che ha dato quel sapore in più al tuo viaggio!
Premessa: quella “Turchia” nel titolo non significa che gli hotel di tutto il Paese siano orribili, serve solo a geolocalizzare la tragicomica notte (per fortuna una sola) che ho passato ad Antalya. “Hotel” tra virgolette perché dell’hotel non aveva proprio nulla. Quando ho prenotato non c’era scritto “hotel” ma “pansiyon”, ovvero “pensione”. Si vede che sul web facevano i timidi, mentre sull’insegna hanno puntato in alto. Diciamo che gli scarraffoni pancia all’aria, la clientela prettamente maschile che girava in mutande e la sporcizia dell’epoca dei sultani sforavano giusto un attimino i miei canoni alberghieri. Ridete con me.
![orribile hotel in turchia](https://prontechesiviaggia.files.wordpress.com/2018/09/apertura6.jpg)
Dunque, ammetto che l’errore è stato mio: mi sono fatta ingolosire dai 5 euro a notte su Booking.com. A mia discolpa però dico che i commenti sul sito erano positivi, del tipo “ottima location”, “posizione fantastica per visitare la città”, “perfetto per un paio di notti”. Direi senza ombra di dubbio che questa gente è abituate a vivere nella merda. Camera di 5 m2 senza aria condizionata e con bagno in comune… e va beh, cosa posso pretendere per quella cifra? Basta sia pulita, pensavo, tanto è per una sola notte, senza contare che spesso preferisco un sano ventilatore.
Ecco dunque la breve telecronaca di questa esperienza che credo sia in assoluto la peggiore della mia vita di viaggiatrice solitaria. Antalya mi accoglie alle 7 di sera dopo 11 ore di viaggio con 38 gradi umidi, e arrivo in “hotel” bisognosa del meritato riposo. L’entrata è impercepibile, un corridoio sul retro di un bar tra scatoloni e sacchi della spazzatura. Devo salire al primo piano per trovare la reception, se così vogliamo chiamarla, dove i 38 gradi diventano 55. La “reception” consiste in una scrivania dove dietro a un ventilatore c’è l’addetto che per carità è gentile ma non parla una parola d’inglese, quindi ci intendiamo grazie a Google Translate. Ha un dente si e tre no, e quei pochi sopravvissuti sono incatramati.
Intanto che ci traduciamo a vicenda sul cellulare, sfilano uomini che mi guardano come fossi l’unico esemplare di femmina sul pianeta dopo una bomba atomica. Alcuni passano in mutande, altri più timidi con l’asciugamano legato in vita mentre vanno a fare la doccia (suppongo, e spero). L’unica donna che incrocio è un’anoressica che dimostra 25 anni ma probabilmente ne ha 12. Rincuorante.
Ma tengo botta, mi aspetta un mese in Turchia e sono felice! Il “receptionista” mi mostra la camera. Piccola è piccola, e questo lo sapevo, ma sono ben altre le cose che ignoro. La finestra alle spalle del letto dà su un balconcino da incubo in cui in ordine sparso appaiono uno scarafaggio morto, carta igienica con macchie non ben identificate, mozziconi di sigaretta, una ciabatta, delle pile, un guanto per il peeling, una garza, una bottiglia di plastica, una penna, calzini bianchi (ovviamente sporchi).
La moquette pare degli anni ’60, così come la zozzeria che le dà quel non so che di vissuto. Il pavimento che si intrave a spizzichi e bocconi non è facilmente identificabile (piastrelle? cemento?). I muri bianchi hanno cicatrici di chissà quali guerre. Incredibile, le lenzuola sono pulite, anche perché altrimenti giuro me ne sarei andata. Non ho la forza però di controllare cuscino e materasso.
![orribile hotel in turchia](https://prontechesiviaggia.files.wordpress.com/2018/09/foto-1.jpg)
È giunto il momento di esplorare toilette e doccia, rigorosamente divise in maschile e femminile. Questa la situazione: nel bagno la serratura non funziona, e il water è lontano dalla porta che quindi non può essere chiusa nemmeno facendo equilibrismo sulla tazza del cesso. Zero pipì direi. La doccia, da cui è appena uscito un uomo in mutande (chi l’avrebbe mai detto), è piccolissima e appendendo i vestiti sulla porta si sarebbero infradiciati. Faccio di corsa il tragitto dalla camera, indossando in testa stile suora l’unico asciugamano che mi hanno dato, e la coperta sul corpo che lascia spazio solo ai piedi. La doccetta in sé non funziona, devo lavarmi con la canna per il bidet dal quale esce un’acqua a dir poco ustionante. Piscio poi nello scolo della doccia, che credo si sia sentita onorata visto l’ambiente. Perdonatemi ma è stata una questione di sopravvivenza.
Dopo questi indimenticabili momenti stile Spa, mi fiondo in camera avvolta nel mio sudario, e mi dico che non uscirò più fino alla mattina seguente, quando sarei fuggita al canto del gallo per andare a Cirali. Mi barrico incastrando zaino e ventilatore contro la porta (la serratura era della mutua). La notte è coerente con tutto il resto: terrificante. Sembra di stare in un forno a 200 gradi con pollo e patate, il ventilatore non fa altro che muovere un inferno umido. La cosa più fresca sono cuscino e lenzuola bagnati del mio sudore. Devo fare veramente training autogeno per non dare di matto, mi dico “ridiamoci su”. Poi non so chi bussa ripetutamente alla mia porta alle 23 e alle 2 di notte, e il mood positivo comincia a vacillare. Non rispondo o non apro ovviamente.
Ho dormito spesso in bettole, ma sempre bettole pulite. Pure a Istanbul anni prima ero stata in un albergo a 20 euro a notte ma era pulito, con personale competente e non temevo per la mia sicurezza. Questa esperienza ad Antalya è stata allucinante, e ho imparato che nessuno ti regala niente per 5 euro. Lo so, sono stata ingenua, ma solo sbagliando si impara. Volete sapere il nome dell’albergo? Chiedetemelo in privato, perché se a qualcuno arrivassero queste righe rischierei una denuncia per diffamazione. E poi manteniamo un alone di mistero, non fa altro che aumentare il fascino stellato di questo tugurio da incubo.
![autrice di pronte che si viaggia](https://www.prontechesiviaggia.com/wp-content/uploads/2021/04/pronte-che-si-viaggia.jpg)
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri
Mi ricorda il mio airbnb di casablanca. Aggiungici che continuava a stalkerarmi su whatsapp finché non l’ho bloccato e ora che l’ho bloccato mi scrive tramite airbnb! :/
Ma stai scherzando? Allora mi batti! Mi ci mancava solo lo stalker😂 Eri da sola? Che lurido schifoso!
Da sola sì… Ma non ho voluto dormire (se no probabilmente mi sarebbe venuto a bussare alle 23, alle 2…) e sono scappata da una couchsurfer diciasettenne stupenda che mi ha accolto all’ultimo minuto! Mi ha ridato soldi, ma continua a invitarmi in Messico… BOH
Se ti fossi fermata a dormire altro che bussare… Vedi perché con Airbnb o Couchsurfing mi fiderei solo se l’host è una donna?
Io su couchsurfing faccio molta molta attenzione agli host o guest uomini… Fino ad oggi un’unica cattiva esperienza in Italia su 60 però! Ma su airbnb mi sono sempre sentita più tutelata… Invece…
Praticamente non era una stanza ma un ripostiglio per le scope! Ma direi che i problemi erano ben altri in questo caso… In effetti c’è da dire che le recensioni erano oneste almeno per quello che riguarda la posizione di questo “hotel” 😉
Terribile la condizione del bagno ma vogliamo parlare del balcone? Lo schifo 😱
Pensa alla mia faccia quando ho aperto la finestra 😀 Ma erano gli uomini la cosa più inquietante, uno non mi levava gli occhi di dosso.
😨’somma… mettiamola così, sarà una esperienza da raccontare agli amici😅
Quello sì e con grasse risate… una volta uscita viva cmq 😁
Aspettiamo telecronaca 😉💪🏼