Partiamo da questo presupposto: Ella Maillart è quella che definisco con stima e malcelata invidia una “pazza furiosa”, una viaggiatrice dalla personalità forte e indomita. Ma facciamo un passo indietro. Chi è Ella Maillart? È l’autrice del libro “Oasi proibite” in cui descrive il suo viaggio da Pechino all’India nel 1935, in una terra sconvolta fino all’anno prima dalla guerra civile e dove abbondano le truppe sovietiche. Un viaggio del tutto sconsigliato in poche parole. Quindi? L’ha fatto e ce lo ha raccontato.
Svizzera di nascita ma orientale d’appartenenza, lontana anni luce dalla vita occidentale, Ella è un’anima eclettica che ha vissuto varie vite: velista nelle regate olimpioniche, giocatrice di hockey, insegnante di francese in Gran Bretagna, modella di uno scultore a Parigi, comparsa nei film a Berlino. Una che la vita se la mangia insomma.
Ed è proprio in Germania che conosce dei migranti russi, rimane affascinata dal loro mondo e parte per la Russia. Il primo dei tanti viaggi della sua vita. Comincia a scrivere libri e diventa famosa come una viaggiatrice temeraria e inarrestabile. Così un giornale decide di mandare lei in Manciuria per un reportage.
Avrebbe preferito mille volte viaggiare da sola ma le circostanze non glielo permettono. Peter Fleming, fratello giornalista e scrittore del famoso Ian, ha il suo stesso programma di viaggio. Alla fine uniscono le forze per riuscire nell’impresa in cui molti stranieri avevano fallito. Il governo cinese infatti li sbatteva in galera. Ma hanno giocato d’astuzia e, aiutati dalla fortuna, hanno trovato l’itinerario giusto, unendosi alle carovane in uno slalom fra signori della guerra e controlli militari. Attraversano catene montuose e l’immensità infuocata del deserto per arrivare in Kashmir. Il tutto passando per il Turkestan cinese (regione storica dell’Asia centrale), a maggioranza musulmana e in piena rivolta.
Ella voleva scoprire cosa succedeva nello Xinjiang, provincia immensa che confinava con Tibet, India, Afghanistan e URSS. E quello che vede lo racconta senza peli sulla lingua, con una prosa asciutta che a volte, almeno per me, cade nella mera lista delle cose successe.
Perché leggerlo allora, vi chiederete? Prima di tutto perché fra le pagine brucia il sacro fuoco, quello della viaggiatrice che vuole arrivare al nocciolo delle cose, spinta da una curiosità che nemmeno lei sa da dove arrivi. Un vero e proprio bisogno di vedere e capire, dell’avventura.
E poi perché ci presenta un mondo completamente diverso dal nostro. Passa per la Via della Seta, dall’Asia gialla al Turkestan abitato da turchi. Insieme a lei conosciamo mercanti di ghiaccio, uomini rotti dalla fatica, l’ospitalità locale, mercati babelici in cui si vendono merci di ogni tipo.
Ella poi descrive paesaggi incredibili, che vanno dalle oasi verdi alle vette innevate “che scintillavano come una seta pregiata”, splendidi terrazzamenti scolpiti dal vento, lagune incastonate come gioielli. Ingraziandosi gli dei perché “siano propizi a due ignoranti ragazzi bianchi”.
E questo viaggio la rende un animale selvatico. Per lei l’Asia è unica: “Amo questa vita primitiva dove ritrovo la fame, che trasforma in solida gioia ogni boccone, la sana stanchezza, che dà al sonno una voluttà incomparabile, e il desiderio di andare avanti, che ogni passo realizza”.
Infatti “Oasi proibite” è ben lontano dai romantici racconti viaggio. Quando la caccia non rende Ella si sfama con latte cagliato, burro, gallette di riso e grasso di montone. Convive con pulci e zanzare a dorso di cammelli, muli e cavalli (e lasciatemelo dire da animalista, povere bestie!). Affronta neve, tempeste di sabbia, pioggia, caldo devastante. Solo quando viene ospitata nei villaggi riscopre la comodità.
E poi Ella è un’anima solitaria. Nonostante Peter Fleming sia un perfetto compagno di viaggio, non le piace far parte di una carovana, vuole essere padrona di se stessa. Le manca il tempo per conoscere bene quello che le sta intorno. “Perdevo la gioia vera, l’ebrezza di decidere la strada da percorrere, l’orgoglio di aver saputo cavarmela da sola, a cui ero così abituata”.
Spero di avervi incuriosito presentandovi questa anima intrepida. Altri sono i suoi libri di viaggio, come quello in cui racconta il vagabondare da sola per l’Asia Centrale, o la traversata in macchina dall’Europa all’Afghanistan. Ma penso che la degna conclusione di questo post sia una sua frase:
“… io sono tutta presa dalla curiosità per questo futuro incerto, dalla sensazione di essere ormai libera dagli ostacoli degli uomini; tutta presa dalla gioia di sentire che ciascun giorno, d’ora in poi, sarà nuovo, e che nessuno di essi sarà uguale all’altro.”
PS: se vi interessa un altro viaggio nel deserto questa volta di una pazza furiosa australiana, cliccate qui
Ciao sono Claudia, giornalista milanese non imbruttita, vivo di viaggi in solitaria, scatto foto compulsivamente e divoro libri