Festival della Fotografia Etica 2019: il potere delle immagini

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Dal treno ospedaliero in Siberia alla migrazione di massa in Bangladesh, tornano a Lodi per tutto il mese di ottobre le immagini del Festival della Fotografia Etica 2019

Ben 23 mostre, 150 fotografi, oltre 60 incontri: il Festival della Fotografia Etica di Lodi torna con grandi numeri, e uno tutto tondo da festeggiare, il 10. Siamo infatti alla decima edizione di questo evento che per tutti i weekend di ottobre ci allieta con gli scatti di fotografi di fama internazionale. Ogni anno i professionisti in mostra cambiano ma l’obiettivo resta lo stesso: raccontare cosa succede nel mondo attraverso le immagini, il mezzo più immediato e potente per arrivare dritto al pubblico, e porre delle domande alle coscienze.

Festival della Fotografia Etica 2019
© Renée C. Byer

Le tematiche affrontate sono davvero tante e fanno il giro del pianeta, dalle tensioni al confine tra Stati Uniti e Messico alla guerra in Afghanistan, dalle manifestazioni in Francia al surriscaldamento globale. Le sezioni che compongono la kermesse sono sei: World Report Award 2019, Uno sguardo sul mondo, lo Spazio Approfondimento, lo Spazio Tematico e il Premio Voglino.
Sono andata al festival lo scorso sabato, ci ho passato come sempre l’intera giornata, e vi consiglio un percorso in base alle mostre che ho trovato interessanti e a quelle sacrificabili (“de gustibus non disputandum est”). Controllate il programma di visite guidate, incontri e letture a questo link, mentre qui sotto c’è la mappa con le sette location in cui si espone.

Inizierei la visita a Palazzo Barni (numero 5), splendida cornice che come sempre ospita un gran numero di mostre, le più belle del festival secondo me, così iniziate cariche! Qui sono esposti gli scatti del World Report Award 2019 con le varie sezioni. Per la Master ha vinto Darcy Padilla con il reportage “Dreamers” sulla riserva indiana di Pine Ridge, considerato il posto più povero in America, dove la comunità si trova a combattere contro l’abuso di alcol e delle metanfetamine. A me onestamente non ha colpito molto, ma parlando un po’ in giro ho capito che dal punto di vista tecnico è davvero notevole. La foto di questo progetto che mi è piaciuta di più è questa qui sotto.

Festival della Fotografia Etica 2019
© Darcy Padilla – Agence VU

A folgorarmi però è stato il reportage “Diagnosis” di Emile Ducke, nella sezione Short story. Racconta di un treno ospedaliero che raggiunge città remote e malservite della Siberia, per offrire uno screening sanitario gratuito alla popolazione. Questo ragazzo tedesco di enorme talento vive in Russia, e ne fa un ritratto di una poesia infinita.
Molto bello per Médecins du Monde Foundation il portfolio “Unwanted Pregnancies among Adolescent Girls in Ivory Coast”, sulla situazione delle giovanissime rimaste incinta in Costa d’Avorio. “Positive Change Can Happen” invece, con il progetto “Living on a Dollar a Day: The Lives and Faces of the World’s Poor” di René C. Byer, va dritto al cuore. La fotografa ha viaggiato per dieci Paesi in quattro continenti, immortalando persone che hanno condiviso con lei le loro storie sull’orlo della sopravvivenza. Dalla Romania al Perù, dall’India al Ghana, sono scatti molto potenti e pieni di colori.

© Emile Ducke

Interessante per la sezione Spotlight, il lavoro di Senthil Kumaran Rajendran intitolato “Boundaries: Human and Tiger Conflict”, dedicato al tremendo rapporto fra gli indiani e le tigri nelle ampie zone selvatiche vicine ai santuari. Per me qui sono tutti vittime, uomini e animali.
Per la sezione Student ha vinto il tedesco Arne Piepke con il reportage sulla tradizione secolare dei club dei tiratori in Germania e dei festival che rafforzano il senso di comunità (niente di imperdibile a mio parere). Particolarmente suggestiva la foto “Surfing Iran” di Giulia Frigieri che ha vinto nella categoria Single shot. La ragazza dello scatto è la pioniera di uno sport impensabile in una terra quasi desertica, se in più aggiungiamo il fatto che sia una donna… quindi viva lo sport come motore di emancipazione! Molte le foto in mostra per questa categoria.

Festival della Fotografia Etica 2019
© Giulia Frigeri

Presso la Ex Chiesa dell’Angelo (numero 2) c’è lo Spazio Approfondimento che ha come protagonista Monika Bulaj con il lavoro “Broken Songlines”, un viaggio all’interno delle minoranze religiose e di come continuino a sopravvivere in alcune zone della terra. In un momento in cui la globalizzazione livella tutto ciò che è diverso, le sue foto immortalano la bellezza di queste incredibili diversità.
Spostiamoci nella Biblioteca Laudense (numero 6) dove c’è un progetto altrettanto profondo, quello di Gabriele Cecconi che con “I miserabili e la Terra” ha vinto il Premio Voglino nella sezione Etica. Racconta l’esodo dei Rohingya, gruppo etnico fuggito dal Myanmar in Bangladesh a causa delle persecuzioni. L’impatto ambientale che una migrazione simile (un milione di persone in breve tempo) ha sul territorio è enorme: rischio di frane, inondazioni, malattie endemiche.
All’Ex Cavallerizza (numero 4) sono esposti gli scatti della sezione No profit che premia Emergency con il reportage “Zakhem-Ferite – La guerra a casa”. Il conflitto irrompe nella vita di tutti i giorni senza preavviso, mentre si va a lavoro, si cammina per strada.

© Monika Bulaj

Lo Spazio Tematico di Palazzo Modignani (numero 1) quest’anno è dedicato all’Italia, con reportage di fotografi italiani nel nostro Paese. Alcuni mi hanno provocato un’ulcera dal nervoso, primo fra tutti quello di Massimo Berruti: con “Epidemic” racconta il fenomeno della Terra dei Fuochi, tra Napoli e la provincia di Caserta, dove per trent’anni la Camorra ha seppellito tonnellate di rifiuti industriali, tossici e radioattivi provenienti dal Nord Italia e dall’Europa. Le autorità regionali e il governo hanno chiuso un occhio, e i morti di cancro non si contano. “Mare Mostrum” di Marco Valle invece punta il dito sul futuro della costa italiana tra cementificazione senza sosta e inquinamento. Più leggera Diana Bagnoli che con “Prima Comunione” coglie l’importanza di questa tradizione a Napoli, che supera a volte quella del matrimonio.
Per la nuova sezione World Italy vince Mariano Silletti con “Serra Maggiore”: le foto documentano la vita quotidiana di donne e uomini che vivono nell’omonimo paese, in Basilicata, praticando l’agricoltura tradizionale come i loro genitori.
Saltabile invece il progetto ” Forza lavoro e scuola oggi”, un’indagine sui cambiamenti nel mondo del lavoro e un’analisi della scuola italiana oggi.

Festival della Fotografia Etica 2019
© Mariano Silletti

Terminerei la visita al Festival presso Bipielle Arte (numero 3), a un passo dalla stazione del treno. Qui è allestita la sezione Uno sguardo sul mondo con cinque mostre, molto suggestive. Ho amato Nick Hannes, che con “Il giardino delle delizie” coglie con taglientissima ironia l’anima (o non-anima) di Dubai, che definisce come il più grande parco giochi per la globalizzazione e il capitalismo, al totale servizio del consumismo.
Altrettanto interessante “Il turismo all’epoca del cambiamento climatico” di
Marco Zorzanello, che con scatti realizzati in Groenlandia, Mar Morto e Dolomiti racconta come queste aree stiano sviluppando una forma di turismo diverso per adattarsi al surriscaldamento globale. Agghiacciante tanto quanto “La carovana” di Guillermo Arias e Pedro Pardo, con foto dei migranti in fuga dall’Honduras al confine con gli USA a Tijuana. Joey Lawrence con le sue foto “Guerrilla Fighters of Kurdistan” umanizza i guerriglieri curdi che si sono trovati da soli a combattere contro l’ISIS. La mostra sui gilet gialli in Francia è saltabile secondo me.

Festival della Fotografia Etica 2019
© Marco Zorzanello

Se vi avanza tempo, andate allo spazio dedicato alla rivista “Ludesan Life” (punto 7) dove è esposto il lavoro di 18 fotografi che descrivono altrettante storie di immigrazione nel lodigiano. Sono analizzate e documentate soprattutto dal punto di vista del lavoro, chiave di volta per la riuscita dell’integrazione. C’è molto sudore dietro questo progetto e si vede, ma se siete di corsa lo taglierei dalla tabella di marcia.
Onestamente in altre edizioni del festival la concentrazione di mostre belle è stata più alta, ma alcune di quelle che vi ho descritto meritano davvero! Spero che il successo registrato nel 2018 venga superato (oltre 17.000 biglietti e 90.000 presenze): in un momento in cui superficialità e menefreghismo sembrano andare per la maggiore (il mio pessimismo è cosmico), mi commuove vedere che tanta gente si interessa al mondo che le sta attorno, e passa ore in giro per Lodi ad ammirare gli scatti che lo ritraggono.

© Raffaele Gianluca Colonnese

INFO UTILI

Dove
Lodi

Quando
Ogni sabato e domenica per tutto ottobre

Come arrivare
Lodi è un’uscita dell’autostrada A1 Milano-Roma. Se non volete prendere la macchina, la stazione ferroviaria è a un passo dal centro storico. Meglio fare il biglietto a/r perché la sera può esserci ressa in biglietteria.

Come acquistare il biglietto
Il biglietto costa 15 euro, ma con tutte le foto in mostra li perdoniamo! Ci sono due biglietterie: quella storica in Piazza Broletto aperta dalle 9:30 alle 20 in tutti i weekend del festival e, da quest’anno, presso Bipielle Arte in Via Polenghi Lombardo 13 (numero 3). Dopo il pagamento (solo contanti) vi daranno il depliant con la mappa e il programma, oltre a un braccialetto per accedere senza limite alle mostre e agli eventi collaterali durante tutto il festival. Da quest’anno il biglietto si può acquistare anche online e ritirare in una delle biglietterie.
PS: è possibile avere una riduzione con la tessera Coop e quella del Libraccio ad esempio, date un occhio alla lista degli sconti.

Dove mangiare
Se volete mettere le gambe sotto il tavolo ci sono otto ristoranti convenzionati, trovate l’elenco nel depliant. Visto che sono un’abitudinaria, vi consiglio di nuovo il Caffè Letterario in Via Fanfulla 3 (la stessa dove si trovano i punti 2 e 4 del percorso espositivo, convenzionato), il cortiletto è una piccola perla.

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